venerdì 19 marzo 2010

L'idea dei 120 anni è un’espressione di egoismo sociale

Bioetica. Da Il Sussidiario l'articolo: Vivere 120 anni, il sogno malato dei Veronesi che fa fuori i giovani. L'utopia da vita infinita che contagia don Verzé, il fondatore del San Raffaele, e Umberto Veronesi, il celebre oncologo e affarista.
Quasi che il prolungamento dell’esistenza possa in qualche modo compensarne il vuoto.


120 anni? No, grazie. E' una tentazione un po’ mefistofelica di sfidare il limite spostandolo sempre più in là. E' un senso di disprezzo per il presente.
Con che faccia e in base a quale morale si possono inseguire conquiste come queste, quando ci si trova a vivere in un mondo in cui un’enorme fetta di umanità fatica a raggiungere un livello e una quantità di vita appena dignitosa?

Inoltre è comico che Umberto Veronesi affermi questo disiderio, quando solo nel 2006, sosteneva un'altrettanta idiozia:

"Dopo aver generato i doverosi figli e averli allevati, il suo compito [dell'uomo] è finito, occupa spazio destinato ad altri, per cui bisognerebbe che le persone a cinquanta o sessant’anni sparissero"
(Veronesi, La libertà della vita, Edizioni Cortina Raffaello 2006, ISBN 8860300711, pag.39).


La domanda è inevitabile: perché Veronesi nonostante i suoi 75 anni di età non solo non è sparito lasciando spazio ad altri, ma continua a dire incredibili stupidate?


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