Sicuramente molti religiosi hanno commesso gravi errori, e per questo occorre chiedere perdono alle vittime (come il Papa ha già fatto e farà a breve), ma occorre denunciare un fenomeno che strumentalizza questi fatti con un fine preciso: "l’attacco frontale alla Chiesa cattolica, e in particolare al papa", gonfiando i numeri e creando titoli sui giornali che niente hanno a che fare con la reale notizia.
Ormai da diversi anni assistiamo ad una ripetizione di formule praticamente identiche: non chiamano in causa un’opposizione laicista, «esterna» alla Chiesa, ma usano e strumentalizzano componenti interne alla Chiesa stessa.
Un'interessante spiegazione ai recenti casi di pedofilia e al non radicalità della gerarchia ecclesiale quando ne è venuta a conoscenza.
"Guarderei bene le date nelle quali si concentra la grande quantità dei misfatti. La mole più grande di date risalgono agli anni ’70. Erano gli anni di un lassismo morale estremamente diffuso. C’era allora l’idea che azioni come l’atto sessuale con un minore tutto sommato non fossero così perverse: avevano anzi piena cittadinanza in una cultura che vedeva nella liberazione sessuale e nella battaglia contro i freni inibitori un imperativo morale e un segno di civiltà. Questo ha influito - soprattutto in paesi molto esposti a questo tipo di contagio culturale - sui modi adottati dalla gerarchia della Chiesa nell’affrontare il problema, quando questo si poneva. Un qualcosa che poteva o doveva essere sostanzialmente sopito invece che troncato in modo inesorabile. Ecco il perché di una tolleranza così ampia nel perseguire questi fatti.
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